Abbiamo la soluzione che fa per voi!
domenica 26 maggio 2013
Riciclo creativo: portagioie
Ciao girlz! Siete stufe di tenere i gioielli in mano? Quante volte, dico: quante volte avete detto "vorrei proprio un portagioie creativo in cui riporre i miei preziosi"?
Abbiamo la soluzione che fa per voi!
Abbiamo la soluzione che fa per voi!
martedì 21 maggio 2013
domenica 19 maggio 2013
Living on my Owl
Grafica stampabile:
Disponibile da quando l'umanità inventerà il sistema di mettere le gif su maglia.
Aperte le prenotazioni.
sabato 11 maggio 2013
Rubrica avventurosa. Episodio FIRST
Le super reporter Zoof e Krig si accingono a narrarvi la terribile vicenda consumatasi in data nefasta 11 maggio 2013.
Ancora oggi non sappiamo cosa accadde oggi, quale oscura entità guidò i nostri passi verso LA COSA, come testimoni di Geova attratti da citofoni.
Ci trovavamo con Yama, la nostra compagna di merende, in un ambiente apparentemente zoofkrigyama-friendly, ma non sapevamo ancora che di lì a poco avremmo affrontato un'avventura che avrebbe sconvolto per sempre le nostre esistenze.
Tra il verde e il marrone rassicuranti della vegetazione c'era infatti qualcosa che strideva, qualcosa di terribilmente sbagliato.
Gli alberi crescevano morti tra le crepe di mura seminascoste dalla nebbia. Appena le vedemmo cominciammo a fiancheggiarle, nel tentativo di dare una direzione al nostro vagare.
Passarono ore, o per lo meno così ci sembrò, dato che l'etereo paesaggio rimaneva immobile, come sospeso in un sogno.
Ormai pervase da un crescente senso di confusione non avebbimo dubbi: avrebbimo certamente salito quelle fottute scale.
Giunte a metà della rampa guardammo giù, ma quello che vedemmo non ci piacque per niente: il nulla.
I gradini sui quali eravamo appena passate non erano più lì, la scala cominciava laddove eravamo noi; non potevamo far altro che continuare a salire.
La nostra fu un'ascesa silenziosa e angosciante. Giunte in cima ci trovammo dinnanzi a una porta murata, attraversata da spifferi polverosi.
Tirammo fuori dagli zaini certe ruspe che ci eravamo portate con le quali riuscimmo ad abbattere l'ostacolo, e andammo oltre.
All'interno un silenzio assordante (questo è un ossimoro) e un buio accecante (SBAM!).
Una flebile luce ci guidò verso una nuova stanza. Il pavimento era cosparso di piccole ossa fetali e deformi che aumentavano con la luce mano a mano che ci facevamo più vicine.
E lì, in quel momento, l'annientamento del raziocinio.
Un'immonda creatura ci fissava dal centro della stanza, le sue orbite vuote ci risucchiarono nell'abisso.
E' impossibile descrivere le fattezze di quel corpo privo di vita, eppure così potente, tanto da privarci della capacità di esprimerci propriamente.
Era un gatto mummio.
Ancora oggi non sappiamo cosa accadde oggi, quale oscura entità guidò i nostri passi verso LA COSA, come testimoni di Geova attratti da citofoni.
Ci trovavamo con Yama, la nostra compagna di merende, in un ambiente apparentemente zoofkrigyama-friendly, ma non sapevamo ancora che di lì a poco avremmo affrontato un'avventura che avrebbe sconvolto per sempre le nostre esistenze.
Tra il verde e il marrone rassicuranti della vegetazione c'era infatti qualcosa che strideva, qualcosa di terribilmente sbagliato.
Gli alberi crescevano morti tra le crepe di mura seminascoste dalla nebbia. Appena le vedemmo cominciammo a fiancheggiarle, nel tentativo di dare una direzione al nostro vagare.
Passarono ore, o per lo meno così ci sembrò, dato che l'etereo paesaggio rimaneva immobile, come sospeso in un sogno.
Ormai pervase da un crescente senso di confusione non avebbimo dubbi: avrebbimo certamente salito quelle fottute scale.
Giunte a metà della rampa guardammo giù, ma quello che vedemmo non ci piacque per niente: il nulla.
I gradini sui quali eravamo appena passate non erano più lì, la scala cominciava laddove eravamo noi; non potevamo far altro che continuare a salire.
La nostra fu un'ascesa silenziosa e angosciante. Giunte in cima ci trovammo dinnanzi a una porta murata, attraversata da spifferi polverosi.
Tirammo fuori dagli zaini certe ruspe che ci eravamo portate con le quali riuscimmo ad abbattere l'ostacolo, e andammo oltre.
All'interno un silenzio assordante (questo è un ossimoro) e un buio accecante (SBAM!).
Una flebile luce ci guidò verso una nuova stanza. Il pavimento era cosparso di piccole ossa fetali e deformi che aumentavano con la luce mano a mano che ci facevamo più vicine.
E lì, in quel momento, l'annientamento del raziocinio.
Un'immonda creatura ci fissava dal centro della stanza, le sue orbite vuote ci risucchiarono nell'abisso.
E' impossibile descrivere le fattezze di quel corpo privo di vita, eppure così potente, tanto da privarci della capacità di esprimerci propriamente.
Era un gatto mummio.
FINE?
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